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Orienteering: lo sport dei boschi che conquista le città d’Italia

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ITALIA. 19 OTT. Lo chiamano lo sport dei boschi e in Italia è sicuramente poco conosciuto, ma nei Paesi scandinavi è amato da molto tempo, da quando alla fine dell’Ottocento vennero organizzate le prime gare, sia con gli sci sia di corsa.

Il 1919 è l’anno zero dell’orienteering a livello agonistico: la Federazione svedese di atletica leggera organizza infatti in quell’anno la prima gara ufficiale di corsa di orientamento. Nel 1961 nasce la IOF, la International Orienteering Federation, alla quale aderiscono dieci paesi Europei. Nel 1966 in Finlandia si svolgono i primi Campionati del Mondo. I primi Campionati Italiani si disputano invece nel 1976 in Trentino Alto Adige.

La FISO (Federazione Italiana Sport Orientamento) nasce nel 1985 e viene riconosciuta l’anno dopo dal CONI (attualmente è disciplina associata). Il primo oro italiano ai mondiali arriva dallo sci-orientamento, con Nicolò Corradini, delle Fiamme Oro di Moena, che nella sua carriera ha collezionato quattro ori.
Le discipline dell’orienteering sono quattro: la corsa di orientamento, lo sci-orientamento, il trail-O ed il mountain bike orientamento.

Il fascino di questo sport sta nella libertà di scegliere il percorso: gli atleti leggendo una carta topografica speciale molto dettagliata devono trovare la via più veloce per arrivare al traguardo passando per tappe obbligatorie. Tra gli aspetti più attraenti c’è il contatto assoluto e primordiale con la natura e il rispetto totale per l’ambiente ed il territorio. E’ una pratica sportiva alla portata di tutti poichè non necessità da parte del praticante di particolari e costose attrezzature, basta una semplice bussola, una tuta adatta all’ambiente naturale ed un paio di scarpe con la suola ben scolpita.

Inoltre è praticabile praticamente a tutte le età, infatti ad ogni gara vengono predisposti percorsi diversi a seconda dell’età e dell’abilità tecnica e del grado di allenamento fisico dell’atleta.
Comunque anche se è uno sport alla portata di tutti e si sta fortemente radicando a scuola, materia obbligatoria in tutti i licei sportivi italiani per legge dello Stato, non è da disdegnare anche il movimento agonistico azzurro, che pur disponendo di un ristretto numero di atleti che possano praticarlo a livello professionale per ovvi motivi economici sta alzando notevolmente il livello, testimone ne è il primierotto Riccardo Scalet, classe 1996, campione europeo sprint juniores nel 2015 e vicecampione mondiale middle juniores nel 2014.