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Libia: “Odissey Lightnins”. Caccia Usa bombardano Sirte occupata dall’Isis. Renzi plaude

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sirtebombardamentousalnSIRTE 2 AGO. “Odissey Lightnins”, “Odissea di Fulmini”, questo il nome dell’operazione di bombardamenti aerei Usa di ieri su Sirte in Libia. Dopo 5 anni tornano i caccia americani sul cielo libico. Ieri in un raid blitz di F35 e F16 Usa sono stati bombardati alcuni punti logistici, di comando e controllo e mezzi del “Califfato Nero” nella città di Sirte affacciata sull’omonimo golfo in piena Cirenaica.

Sirte è da circa otto mesi in mano all’Isis, direttamente o in “franchising”, con un numero di jihadisti al soldo di Abu Bakr Al Baghdadi contabilizzato tra le 500 e le mille unità sufficiemente armate e organizzate per essere riuscite ad impadronirsi della città natale di Gheddafi. Molti i radicalizzati provenienti dalla Tunisia la cui frontiera orientale è un colabrodo dove passa di tutto. I jet Usa sarebbero decollati in mattinata da una o più portaerei stanziate nel Mediterraneo Sud.orientale e da una base giordana colpendo obiettivi mirati.sirtemilizianoisisln

E’stato lo stesso Premier libico Fayez Serraj (in foto sotto) a chiedere l’intervento alla Casa Bianca e a fare l’annuncio in televisione: “L’aviazione americana – ha spiegato il neo Presidente del Consiglio del governo di unità nazionale avallato dall’Onu – ha colpito alcune postazioni del Califfato a Sirte, infliggendo pesanti perdite”. Consapevole del pericolo che molti libici possano interpretare i raid americani come un’illegittima e poco gradita ingerenza, Sarraj ha rassicurato: “L’aiuto solo aereo sarà limitato ad un lasso di tempo ben determinato, sempre nell’area di Sirte e della sua periferia. Non ci saranno presenze militari americane sul terreno”. Notizie meno ufficiali ma di buona credibilità fanno filtrare la concreta possibilità che anche unità dei corpi speciali americani dei Navy Seals e delle Sas britanniche siano sbarcate o paracadutate nell’area circostante i bombardamenti per dare manforte all’esercito regolare tripolino contro i miliziani Isis.sarrajln

Sarraj ha insistito più volte in tv e nei comunicati alle agenzie: è stato il suo Governo a chiedere l’intervento armato occidentale. E non viceversa. Per quanto limitata ad alcune aree, e solo dal cielo, si tratta comunque di una svolta. Perché, di fatto, al di là di sporadici raid mirati con i droni, è la prima volta dal 2011 che l’aviazione americana torna a bombardare la Libia. Allora la campagna militare era finalizzata ad aiutare i ribelli a rovesciare il regime di Muammar Gheddafi, per quanto la risoluzione Onu 1973, adottata il 17 marzo 2011, prevedesse l’intervento militare internazionale al fine di proteggere la popolazione civile. Questa volta i bombardamenti serviranno ad infliggere un duro colpo ad un nemico ben più insidioso e subdolo; lo Stato Islamico. La conferma è arrivata anche dal Pentagono: i raid sono stati “autorizzati dal presidente Barack Obama”. Lo stesso Cook ha voluto chiarire l’obiettivo: negare all’Isis “paradisi sicuri” in Libia.

Washington ha aggiunto che i raid su Sirte non sono finiti e andranno avanti finchè lo chiederà il Governo libico legittimamente riconosciuto dalla comunità internazionale in mezzo alla costellazione di milizie che operano separatamente da Tripoli autoritenendosi nelle condizioni di dire la propria e di non perdere né terreno, né credibilità (né siti petroliferi) nel pantano libico.obamasirteln

La scelta di Serraj in realtà rivela un’estrema carta giocata sul tavolo verde della “roulette” di morte e distruzione libica. Atteso da lungo tempo, sponsorizzato e fortemente sostenuto dalla Comunità internazionale, l’Esecutivo di Unità stava arrancando nella sua guerra contro l’Isis. Lanciata a fine maggio l’offensiva delle truppe fedeli al governo Sarraj su Sirte, roccaforte dello Stato islamico in Libia, era iniziata per il verso giusto. Si pensava che la città fosse prossima a cadere in pochi giorni. Ma quella che doveva essere un’avanzata travolgente, si è arenata nei quartieri del centro, dove i ribelli fedeli all’Isis si sono asserragliati negli edifici con i loro cecchini ed hanno ingaggiato una guerriglia urbana.

La campagna “non annunciata” americana era dunque nell’aria e dovrebbe servire a piegare la loro resistenza. “Altri raid continueranno a colpire l’Isis a Sirte in modo da permettere a di compiere un’avanzata decisiva e strategica” – ha Concluso Cook. I miliziani Isis avrebbero subito gravi danneggiamenti e numerose perdite umane alle proprie strutture in periferia e nella prima cerchia di tessuto urbano di Sirte, spostandosi in massa nella zona portuale molto più difficile da “toccare” dalle bombe laser Usa per motivi strategici.f15eagleln

Dall’Italia intanto il Premier Matteo Renzi plaude all’iniziativa americana ma avverte “Da Roma non ci saranno coinvolgimenti né aerei, né tantomeno di terra”. Ma molti segnali fanno pensare che se il raid alleato di ieri dovesse proseguire secondo un programma certo non improvvisato dal Pentagono, allora possano essere utilizzate le basi aeree Nato in Italia, dalle più vicine Sigonella e Birgi in Sicilia fino ad Aviano in Friuli.gentilonialn

Dal canto suo, il Ministero Italiano degli Esteri ha comunque espresso il suo appoggio all’operazione americana. “L’Italia – recita una nota della Farnesina – valuta positivamente le operazioni aeree avviate oggi (ieri) dagli Stati Uniti su alcuni obiettivi di Daesh a Sirte. Esse avvengono su richiesta del Governo di unità nazionale, a sostegno delle forze fedeli al Governo, nel comune obiettivo di contribuire a ristabilire la pace e la sicurezza in Libia”. L’Italia, come gli altri alleati, sarebbero inoltre stati informati da giorni dell’operazione.

Marcello Di Meglio

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