GENOVA. 29 OTT. Non solo la matematica o la ragioneria implicano operazioni di addizione e sottrazione.
D’altro canto, sarebbe assurdo escludere la presenza delle scienze rigorose dalla nostra vita quotidiana, visto che il viaggio dell’esistenza è anche costantemente disseminato di infiniti come ed infiniti perché che meritano risposte precise.
Il nostro Pianeta ruota ed orbita vorticosamente, con noi a bordo. Siamo tutti in perenne viaggio ed ogni cosa che ci circonda è sottoposta a dirompenti e primordiali forze.
In presenza di tale costante tensione, è prevedibile che certi conti non riescano a tornare alla prima e, talvolta, neppure alla seconda, a prescindere dall’importanza e dall’urgenza che gli si attribuisce.
Non casualmente, importo una confessione della Szymborska: “spesso mi abbandona la certezza che ciò che è importante sia più importante di ciò che non lo è”.
Detto ciò, c’è da chiedersi: quanto implica questo presente transfuga nelle nostre ambiziose idee di calcolo della felicità? Quanto implica nelle pertinenti operazioni che, per indecifrabile sorte o personale vocazione, paiono spesso non quadrare o, peggio, volgere in perdita?
Sia quel che sia, “tener testa al tempo” (cit. M.Frisch – Homo Faber) è un’operazione che non può tornare. E, quando torna, torna solo perché ne falsiamo dati e risultati.
Tuttavia, l’esempio delle piramidi egiziane, erette prima che la nostra “scienza delle costruzioni” ne dimostrasse la staticità e ne definisse i criteri, eppur sempre salde e svettanti, può giovare alla riflessione di chi avesse sempre la necessità di voler quadrare in anticipo i conti.
Vi sono conti da cui l’uomo, per evitarsi danni, dovrebbe esimersi.
Ad ogni buon conto, è giusto considerare l’eventualità, alcuni non torneranno comunque, anche con tutto il nostro calcolo possibile.
Massimiliano Barbin Bertorelli