FIRENZE. 31 MAG. E’ stata confermata la condanna a 16 anni di reclusione a Francesco Schettino, ex comandante della Costa Concordia naufragata contro alcuni scogli dell’Isola del Giglio. A deciderlo stasera la corte d’appello di Firenze.
A Firenze – rispetto all’aula di Grosseto – si sono sentite più nette le critiche della difesa agli ufficiali della nave, che non lo avrebbero supportato adeguatamente in plancia, tra cui Ciro Ambrosio, Silvia Coronica, il cartografo Simone Canessa.
La difesa ha provato a rimarcare anche la conseguenza sull’incidente dell’errore del timoniere indonesiano, Jacob Rusli Bin e ha cercato di tirare in ballo la compagnia.
Tutti temi che però nella valutazione del pubblico ministero non rilevano, non hanno caratteristiche di novità tali da far rivedere il giudizio.
L’accusa ha mantenuto la sua linea ferma contro Schettino, ha sottolineato il disonore per la marina italiana riguardo all’abbandono della nave mentre c’erano ancora persone a bordo, ha ribadito che non ci sono state parole di scusa o di pentimento.
Il pg Giancarlo Ferrucci, ha chiesto 27 anni di condanna, ha riproposto l’aggravante della ‘colpa cosciente’; mentre il pm Alessandro Leopizzi di Grosseto, ha detto che “la colpa fu anche di altri” che hanno già patteggiato, “ma questo,non cancella le colpe di Schettino”.
Nel mentre Schettino non ha assistito a nessuna udienza di Firenze mantenendo sempre, così, un profilo basso. (nella foto: la Costa Concordia naufragata all’ Isola del Giglio e appoggiata sul lato destro. Il naufragio avvenì venerdì 13 gennaio 2012 alle 21:45:05 nelle acque dell’Isola del Giglio quando la nave urtò uno scoglio riportando l’apertura di una falla lunga circa 70 metri sul lato sinistro dell’opera viva. L’impatto provocò un forte sbandamento e un arenamento sullo scalino roccioso del basso fondale prospiciente Punta Gabbianara, a nord di Giglio Porto, seguito dal parziale affondamento della nave. L’incidente provocò 32 morti tra i passeggeri e l’equipaggio della Costa Concordia; ai quali seguì la morte di un sommozzatore mentre era intento a collaborare nei lavori di rimozione del relitto).
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