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Caporalato: Ministro Giustizia Orlando al “gran ghetto” di Rignano Garganico. “Pronta la legge”

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orlandorignanogarganicolnFOGGIA 23 AGO. Il Ministro della Giustizia Andrea Orlando ha visitato ieri a sorpresa il “gran ghetto” di Rignano Garganico, la baraccopoli dove alloggiano oltre duemila migranti sfruttati nei campi.

“Una città fantasma – ha scritto il Ministro sulla sua pagina Facebook – una non città. Eppure migliaia di uomini e donne danno vita alle porte di Foggia a una comunità di lavoratori sfruttati. Schiavi ricattati dai caporali. È qualcosa di inaccettabile. È da questo luogo che penso sia più giusto ribadire l’impegno del governo ad approvare nel più breve tempo possibile la nuova legge contro il caporalato”.orlandorignanogarganicoacqualn

Orlando ha postato alcune foto che ritraggono i migranti costretti a vivere in alloggi di fortuna e prendere l’acqua potabile da grosse cisterne. Poi un vertice nella Prefettura del capoluogo dauno con i vertici delle autorità locali, mentre fuori dal Palazzo del Governo un gruppo di lavoratori agricoli stranieri affiancati dagli attivisti di “Campagna in lotta” protestava ad alta voce contro il fenomeno dei “nuovi schiavi”

Tra di loro anche Veronica, figlia del Ministro dell’Economia Padoan. Veronica Padoan si occupa da tempo del “ghetto” di Rignano Garganico che ospita i 2000 immigrati. La quindicina di attivisti e lavoratori africani hanno manifestato pacificamente davanti alla Prefettura di Foggia. Sono braccianti stagionali extracomunitari che vivono al limite della umana dignità.

“La questione del gran ghetto di Rignano – ha detto Veronica Padoan – è una questione che preme pesantemente sulla Regione Puglia perché ha delle responsabilità oggettive e riceve notevoli pressioni che giungono direttamente dall’Unione Europea. Per quel che concerne il gran ghetto di Rignano – ha sottolineato la Padoan – effettivamente ci troviamo di fronte ad uno dei complessi abitativi più grandi, ma come questo in Italia ci sono altri ghetti; quindi, il giochino di catalizzare tutta l’attenzione sui ghetti lascia il tempo che trova. padoanveronicaalnÈ dal 2014 che la giunta Vendola aveva millantato di smantellare il ghetto, il problema non sono queste comunità. Il problema – ha concluso Veronica Padoan – è che se non si organizza effettivamente il lavoro nei campi è inutile parlare di smantellare i ghetti. La questione abitativa è presente anche nei contratti provinciali e nazionali”.

Sia il Ministro della Giustizia Orlando, sia, a distanza, quello delle Politiche Agricole Martina hanno confermato che un provvedimento di legge per cercare di eliminare il fenomeno del caporalato è in via di conclusione del suo processo legislativo. “La legge sarà in vigore entro la fine dell’anno. Non si tratta di sanzionare il lavoro nero ma il reato di riduzione in schiavitù” – ha detto Orlando.orlandoandreaaln

Già da una ventina di giorni, intanto, Slow Food si era mobilitato sul vergognoso fenomeno socioeconomico: “Sul caporalato le aziende denuncino in anticipo le giornate di lavoro – fanno sapere dall’associazione della Chiocciola – il segnale politico che stavamo tutti aspettando è finalmente arrivato. L’augurio è che ora anche la Camera possa esaminare il testo del Ddl nel più breve tempo possibile: il lavoro dei braccianti italiani e stranieri è indispensabile per consentire alla nostra produzione alimentare di proporsi come eccellenza. Ma non è più ammissibile che questo risultato venga raggiunto a discapito dei lavoratori” – commenta Daniele Buttignol, Segretario Generale di Slow Food Italia.

Il Disegno licenziato l’1 agosto da Palazzo Madama introduce novità importanti e rappresenta sicuramente un primo passo per debellare questa pratica medievale e crudele: “Finalmente – commenta Buttignol – è stato introdotto il principio di piena corresponsabilità tra il caporale e l’imprenditore, ignorato dal reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro che puniva solo i caporali.

buttigliondanielelnOra tutti stiamo facendo e possiamo fare la nostra parte: la società civile che non si stanca di denunciare questo crimine, segnalare le produzioni virtuose e sollecitare la politica. I cittadini che scelgono ogni giorno quale cibo vogliono condividere con la propria famiglia e le istituzioni che finalmente hanno dato un segnale di responsabilità.

Ora l’impegno deve essere rivolto anche a dare maggiori strumenti a chi vuole fare le proprie scelte con consapevolezza. Non ci stanchiamo di ripeterlo, vogliamo un’etichetta più trasparente, che racconti la filiera, che dia informazioni certe, che indichi la provenienza e il tipo di lavoro che è stato fatto. Abbiamo il diritto di poter scegliere anche in base a queste informazioni. Vorremmo che l’etichetta narrante adottata per i nostri Presìdi Slow Food fosse applicata a tutti” – propone Buttignol.

“Come Slow Food, attraverso l’Osservatorio sulla Legalità abbiamo suggerito l’obbligo di denunciare in anticipo le giornate di lavoro e l’esclusione dai contributi pubblici e dalle denominazioni di qualità per le aziende condannate – prosegue Buttignol che sottolinea – noi però non ci dimentichiamo di chi lavora la terra. Se ci affidiamo unicamente a un mercato arrogante che svuota il cibo di ogni valore, e perdiamo di vista quanto prezioso sia il lavoro nei campi, avremo solo una vittoria parziale. Il lavoro agricolo non produce solo merce, valorizza il territorio, tutela il paesaggio e diffonde biodiversità”.

Marcello Di Meglio

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