GENOVA. 30 APR. Ammettiamolo una buona volta: noi italiani ci sentiamo (quasi) tutti un po’ artisti.
D’altronde, questa evidenza pervade, trascina, impronta il nostro vivere. La introduce agli altri, la esprime come una recita a soggetto. Interminabile, quotidiana, scenica rappresentazione.
E se interviene qualche problema – il lavoro-che-non-c’è, le gravose circostanze economiche o familiari – nell’avviarci al tipo di monologo e contesto preferiti, insiste comunque in noi una innata e sana pulsione creativa, una forma consolatoria; un ammirevole individuale tentativo di risollevarsi.
E anche quando, talvolta, sussiste un solido motivo per stringere denti e cinghia, volenti e dolenti, quel “po’ d’arte” emerge, sempre pronta a trarci in salvo: l’indole che sempre spera in un “meglio” che, malgrado tutto, trova già segno di sé nello stesso tentativo di disinnesco di pensieri afflitti.
E’ un’indole preziosa, quest’ artisticità part-time, pur non sempre mutuamente compresa. Tuttavia, ci si consoli: è risaputo che solo chi possiede una qualità, può apprezzarla negli altri.
In sintetica e buona sostanza, è talento che trova il buono ed il bello in circostanze che disporrebbero, per senso proprio, l’esatto contrario. Una apparente incoscienza, una “nutrizione emotiva” che rifugge dal disarticolato lamento, che pulsa spiegabilmente di una indomita forza interiore.
Ad ogni inizio manca una fine. In tal senso, nessuna conclusione è più comoda del proporre il cromatismo descrittivo del pensiero di Magritte, nel tradurre e scomporre la vita secondo i colori della Natura.
E’ in questa realtà simbolica e camaleontica, in questo mutualismo dell’evenienza in cui, per esempio, le distinte tonalità del grigio dipendono dalla combinazione degli opposti bianco e nero, che prende forma e dispone gaiezza la nostra “arte”.
Ed é in questa stessa realtà che sempre Magritte riconosce una condizione “così totalmente e meravigliosamente priva di senso che riuscire ad essere felici non è fortuna, è arte allo stato puro”.
Massimiliano Barbin Bertorelli
Leggi l’articolo originale: Artisti part-time. La strategia dell’evenienza