La comprensibilità delle questioni

GENOVA. 19 NOV. Non è una novità: la comprensione procede passo passo, secondo una logica sommativa ed una progressione graduale: dalle cose più semplici alle più complesse.

L’affermazione non ha certo l’intento di ridurne la capacità e sminuirne la portata, bensì di sottolineare che, talvolta, illogicamente, le cose più semplici, quelle originarie, tendono a restare fuori dall’uscio,  malgrado compongano il supporto, l’impalcatura atemporale su cui fondare la solidità e l’adeguatezza del proprio presente: il “ponte sospeso” che mette in comunicazione luoghi differenti.

Pertanto, è tutt’altro che svilente tentare di ri-colmare eventuali elementari lacune, propedeutico mezzo per stringere d’assedio e conquistare posizioni più avanzate, altrimenti irraggiungibili, inavvicinabili.

D’altronde, basta seguire, almeno in questo caso, il metodo scolastico: dai gradi più elementari di studio ai più avanzati. Senza balzi frettolosi ed avantisti.

Ed ecco che una certa responsività individuale, una certa reattività vitalistica alle sollecitazioni, rincorrono l’esigenza di di-mostrarsi, a corredo di una dote mnestica che, giorno dopo giorno, pare sconnettersi.

Considerato che “il pensiero è un’eredità” e confidando in Pascal, col suo  dissacrante “comincia con l’acqua benedetta e finirai col credere”, ne discende l’opportunità di mai sentirsi anonimi nel seguire pedissequamente certi liturgici passaggi.

In ogni caso,  compete a noi la scelta di compiere o non compiere il balzo, opzionando, se del caso, la linea verticale, nella previsione di atterrare nello stesso identico posto, a prescindere dall’impegno, o l’orizzontale, nella previsione di spostarci dal punto di partenza, in una direzione più o meno casuale o, in ogni caso, dagli esiti ingovernabili.

L’azione si può tradurre nel constatare che, a parità di sforzo ed impegno, possiamo ottenere risultati (ed occupare luoghi) differenti e dis-locati.

Ogni azione é giocoforza sempre individuale. Tuttavia gli esiti che imprime non possono ritenersi, se non in apparenza, solo individuali.

Come che sia, conclusivamente, in tale processo si comprende quanto sia esigenziale acquisire “la capacità di recuperare i concetti di un passato storico in modo tale che essi includano in sé anche il nostro presente modo di pensare” (cit. Gadamer).

Massimiliano Barbin Bertorelli

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