Il mito della sorte incombente

Il mito della sorte incombente

GENOVA. 27 AGO. “Sfatare un mito” è  impresa ardua. Il mito, una volta “mito”, tende a rimanere tale. Ed il conseguente obiettivo di “sfatarlo” rischia di essere un obiettivo individuale esorbitante, utopico. Il più delle volte, inutile. Tanto quanto la sua creazione.

Non di meno, il mito dell’inerranza, cioè dell’infallibilità (in questo caso applicata al quotidiano), dovrebbe essere sfatato per alleggerire l’insormontabile fardello che ostacola le idee e l’agire. Tanto più che, in conforto all’assunto, ogni idea meritoria e lodata azione hanno, nel tempo, sempre comportato innumerevoli errori ed altrettanti tentativi. Ed enfatici (anche se postumi) encomi.

Confidando quindi nella benevolenza dei posteri,  delineo come invalidante il diffuso mito della sorte incombente. La diffusa appercezione che rimanda ad ogni libero agire un destino inesorabilmente inglorioso, laddove le avversità assumono il ruolo di protagoniste, fautrici impietose e mute di giochi a noi incomprensibili e mai “fortunosi”.

In verità, nei composti ragionamenti e nelle cifre stilistiche  che ne conseguono, il pensiero umano, pur animato da trascendenze, irradia effetti reali.

Interpretare quindi la sorte come un’Entità accigliata, inter-ferente e pronta a calare la sua scure sul nostro capo e sulle nostre azioni é una consuetudine incauta, un gemito scaramantico di dubbia efficacia.

Quest’Epoca lacerata e dissennata sembra sopravvivere in modo dimesso ed artificioso, subire la pressione della sua a-storicità, del suo tendenziale e progressivo disconoscimento della contemporaneità ed utilità della Cultura passata.

In realtà, rifacendoci alla Storia, nessuna entità malevola scruta l’agire umano, nessuna sorte incombe sul destino dell’uomo se non quella stessa che l’uomo produce e proietta, più o meno inconsapevolmente, su di sé.

Ciò avvalora la tesi che tutto ciò che ci accade è causale: poiché, nei limiti naturali e temporali che ci pertengono, pur nella complessità degli eventi, la causa è in noi stessi:  “siamo solo noi”, esorcizzando la sorte con le parole di Vasco Rossi.

Massimiliano Barbin Bertorelli

Leggi l’articolo originale: Il mito della sorte incombente | Il Nano Morgante

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